Nell’amore «agapê» il sentimentalismo fine a se stesso è una trappola, bisogna stare molto attenti perché significa «innamorarsi dell’amore».
Il sentimentalista è incapace di amare dell’amore di Dio, perché incapace di sopportare i limiti che l’amore «agapê» richiede.
È facile «innamorarsi dell’amore», che diventa però una trappola per l’amore «agapê».
Ci si può «innamorare dell’amore» in tutti gli ambiti affettivi, con i genitori, tra sposi, con i figli, tra fratelli, tra amici e conoscenti.
«Innamorarsi dell’amore» significa essere disposti a fare dei sacrifici per gli altri, ma in cambio vogliamo che gli altri ci offrano il loro amore e quando questo non accade ci si sente traditi, offesi e così inizia il lamento «dell’innamorato d’amore»:
«io per te farei qualunque cosa, ma tu cosa fai per me!»
«io per te ho fatto tanti sacrifici e tu invece?»
«io voglio solo il tuo bene e tu invece?»
Anche se certe frasi non sempre si dicono, però si mostrano agli altri coinvolti dal nostro «innamoramento dell’amore» con i gesti, i modi di fare, i comportamenti irritanti e risentiti, che si vorrebbe accusassero gli altri di peccato per quanto non rispondono al nostro «innamoramento dell’amore».
Ora ognuno esamini se stesso e si trovi approvato davanti a Dio.
Se siamo «innamorati dell’amore» chiediamo perdono a Dio.
L’amore non cerca il proprio interesse, non cerca le cose sue, altrimenti è innamorato di se stesso, cioè è «innamorato dell’amore» ma non è l’amore di Dio.
Siamo noi che agiamo mossi dall’amore «agapê», ma noi non siamo amore, altrimenti ci siamo innamorati più di noi stessi che degli altri, non dobbiamo operare in base all’amore che riceviamo, ma muoverci in base all’amore di Dio «agapê», che ci costringe a dare più che a ricevere.
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