Missione Cristiana 153
• ESPERTI nel BENE •
«La NOSTRA SPERANZA»
2^parte
La grazia congiunta alla fede
accende la speranza nei nostri cuori!
La speranza nei nostri cuori
sprigiona la luce dell’amore di Dio.
Geremia 29:11-13
Poiché io sono consapevole dei progetti che ho per voi,
dice YHWH,
progetti di pace e non di sventura,
per darvi FUTURO e SPERANZA.
Mi invocherete incessantemente
e pregherete ed io vi esaudirò.
Mi cercherete e mi troverete,
se mi cercherete con tutto il vostro cuore.
Farò che mi troviate, dice YHWH,
vi farò tornare e vi radunerò da tutte le nazioni
e da tutti i luoghi dove vi ho dispersi, dice YHWH
e vi farò tornare al luogo dal quale vi ho esiliato.
«Rimanere nella Speranza»
È Uno degli elementi essenziali perché la preghiera sia efficace:
Abbiamo dichiarato la Parola di Dio ed invocato le Sue promesse,
pensando di poter ricevere guarigione, o un nuovo posto di lavoro,
o reclamato la salvezza per i nostri familiari, i parenti, gli amici.
Abbiamo provato anche in altre lingue,
ma dobbiamo ammettere che le nostre preghiere non sono state efficaci.
Perché non rimanendo nella Parola
il tempo è passato senza soluzioni,
ed abbiamo visto così scemare le nostre convinzioni.
Forse avremmo dovuto pregare di più?
O in modo diverso?
O dichiarare meglio?
Allora abbiamo tentato di allontanare i dubbi che si affacciano nella nostra mente,
abbiamo gridato, ma invano!
Continuando ad annaspare nella palude dei nostri pensieri,
perché quella che pensavamo fosse fede,
si è trasformata in apatia;
le malattie, l’infermità, i disagi sono sempre lì,
Il lavoro non ha portato quelle soddisfazioni che ci aspettavamo,
i familiari, i parenti, gli amici vanno ancora verso il loro triste destino,
le nostre richieste sono diventate una chimera.
Allora abbiamo adottato anche noi la forma, la liturgia a discapito della sostanza
ed indossato maschere di circostanza convincendoci che quella sia la volontà di Dio!
Invece No!
Abbiamo erroneamente e volutamente trascurato i fondamenti della fede,
perché la speranza è fondata nel vivere in modo pratico e reale la Parola,
è questo che attiva la fede.
È scritto:
Ebrei 11:1
Or la fede è certezza di cose che si sperano,
dimostrazione di cose che non si vedono;
Ciò che speriamo è il presupposto che attiva la fede,
ma quando serpeggia il dubbio,
cresce l’incertezza che esonda nella paura.
Se iniziamo a vivere in modo pratico e reale la Parola di Dio,
ciò che riguarda ogni altra situazione non sarà più un nostro problema,
perché è qui che Dio ha promesso:
Matteo 6:33
Cercate prima il regno e la giustizia di Dio,
e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte.
Le nostre speranze troveranno solo così il «Si» in Cristo.
2^ Corinzi 1:20
Infatti tutte le promesse di Dio hanno il «sì» in Lui;
perciò pure per mezzo di Lui noi abbiamo l’Amen alla gloria di Dio.
La speranza non è un desiderio!
La speranza è ciò che attiva la fede che porta all’esistenza un desiderio.
Conoscere intellettualmente le Sue promesse non basta,
perché la nostra speranza non è un basata sull’intelletto,
ma bensì sul Suo Nome:
Yeshùa il Messia!
1^ Timoteo 1:1
Paolo, apostolo di Cristo Gesù per ordine di Dio,
nostro Salvatore, e del Messia Yeshùa,
nostra speranza,
Una viva speranza è una visione chiara di ciò che Dio ha promesso.
Ascoltare e ricevere la Parola di Dio sono l’unica condizione per viverla,
non sono optional, ma il preludio ad ogni soluzione,
sono i suoi «rêmata».
Se nasce in noi un desiderio da parte di Dio, un «rêma»,
Dio stesse infonde in noi un’aspettativa soprannaturale
che si realizza mediante la fede
che si focalizza su ciò che si spera.
Filippesi 1:19-26
So infatti che questo tornerà a mia salvezza,
mediante le vostre suppliche
e l’aiuto dello Spirito di Gesù Cristo,
secondo la vivida attesa e la mia speranza
(élpis)(felice anticipazione del bene),
che non sarò svergognato in nessuna cosa,
ma che con ogni franchezza, ora come sempre,
Cristo sarà glorificato nel mio corpo,
sia con la vita, sia con la morte.
Infatti per me vivere è Cristo e morire guadagno.
Ma non so se il vivere nella carne sia per me un lavoro fruttuoso,
né posso dire che cosa dovrei scegliere,
perché sono stretto da due parti:
ho il desiderio di partire e di essere con Cristo,
perché è molto meglio,
ma il rimanere nel corpo è più necessario per voi.
Ho questa ferma fiducia:
che rimarrò e starò con tutti voi per il vostro avanzamento e per la gioia nella fede,
affinché, a motivo del mio ritorno in mezzo a voi,
abbondi il vostro vanto in Cristo Gesù.
Quando la speranza risplende in noi,
significa che ci stiamo concentrando su quello che Dio dice di noi
e non sulla realtà che ci circonda.
Se ci voltiamo a destra ed a sinistra andremo fuori strada,
e divagando così sulla speranza contristiamo lo Spirito Santo in noi,
oscurando la nostra fede.
Se speriamo in una guarigione
ed i medici ci dicono che bisogna operare
o ancor peggio che non c’è speranza,
la speranza e la fiducia di guarire si disorientano
ed inizierà così un arduo combattimento
tra speranza e dubbio,
tra fede ed incertezza
fra quello che Dio dice e quello che gli uomini dicono.
Abbiamo bisogno di discernimento,
abbiamo bisogno di attingere da Cristo, la Via, la Verità e la Vita.
La fede è certezza di cose che si sperano,
perciò è la fede che realizza le cose che si sperano,
ma se non c’è speranza non può esserci neppure soluzione,
perché senza la speranza a cui fare riferimento la fede non può funzionare.
Come nasce la speranza?
RICEVENDO la Parola di Dio!
Come si capisce se abbiamo ricevuto la Parola di Dio?
Quando camminiamo in modo pratico e reale in Cristo!
Rifiutando le tradizioni, i costumi, i luoghi comuni ed il vano modo di vivere che abbiamo ereditato, ma soprattutto facendo il bene!
Davanti ad una situazione difficile o disperata, per rimanere fermi sulle promesse ci vuole: forza, amore e disciplina,
2^ Timoteo 1:7
Dio infatti non ci ha dato uno spirito di paura,
ma di forza, di amore e di disciplina.
La disperazione è una porta spalancata sull’incredulità.
La speranza è un portone aperto sulla fede.
2° Re 4:20-37
Eliseo e la resurrezione del figlio della Shunamita
Questi prese il bambino e lo portò da sua madre.
Il fanciullo rimase sulle ginocchia di lei fino a mezzogiorno, poi morì.
Allora ella salì, lo adagiò sul letto dell’uomo di DIO, chiuse la porta dietro di sé ed uscì.
Poi chiamò suo marito e gli disse:
Ti prego, mandami uno dei servi e un’asina; corro dall’uomo di DIO e torno.
Egli le domandò: Perché vuoi andare da lui proprio oggi?
Non è novilunio e neppure shabbat.
Ella rispose: «Andrà tutto bene!»
Poi fece sellare l’asina e ordinò al suo servo:
conducimi e vai avanti, non rallentare il passo per me, a meno che te lo ordini.
Così ella parti e si recò dall’uomo di DIO, sul monte Karmel.
Non appena l’uomo di DIO la vide da lontano, disse a Ghehazi, suo servo:
Ecco la Shunamita!
Ti prego, corri ad incontrarla e dille:
Stai bene? Sta bene tuo marito? E il fanciullo sta bene?.
Ella rispose: «Stanno bene».
Quando giunse dall’uomo di DIO sul monte, gli abbracciò i piedi.
Ghehazi si avvicinò per allontanarla, ma l’uomo di DIO disse:
Lasciala stare, perché la sua anima è amareggiata, e YHWH me l’ha nascosto e non me l’ha rivelato.
Ella disse: Avevo forse chiesto al mio signore un figlio?
Non ti avevo forse detto:
«Non m’ingannare?»
Allora Eliseo disse a Ghehazi:
Cingiti i lombi, prendi in mano il mio bastone e parti.
Se incontri qualcuno, non salutarlo; e se qualcuno ti saluta non rispondergli; poserai il mio bastone sulla faccia del fanciullo.
La madre del fanciullo disse a Eliseo:
Com’è vero che YHWH vive e che tu pure vivi, io non ti lascerò.
Così Eliseo si levo e la seguì.
Ora Ghehazi li aveva preceduti e aveva posto il bastone sulla faccia del fanciullo, ma non ci fu né voce né risposta.
Perciò egli tornò incontro ad Eliseo e gli riferì la cosa, dicendo: «Il fanciullo non si è svegliato».
Quando Eliseo entrò in casa, vide il fanciullo morto sdraiato sul suo letto.
Egli allora entrò, chiuse la porta dietro loro due e pregò YHWH.
Poi salì sul letto e si coricò sul fanciullo; pose la propria bocca sulla sua bocca, i propri occhi sui suoi occhi, le proprie mani sulle sue mani; si distese sopra di lui e la carne del fanciullo si riscaldò.
Quindi Eliseo si tirò indietro e andò qua e là per la casa; poi salì di nuovo e si distese sopra il fanciullo; il fanciullo starnutì sette volte ed aperse gli occhi.
Allora egli chiamò Ghehazi e gli disse: «Chiama questa Shunamita».
Egli la chiamò quando ella giunse da Eliseo, questi le disse: «Prendi tuo figlio».
Così ella entrò e gli si gettò ai piedi, prostrandosi fino a terra; poi prese suo figlio ed uscì.
Concludendo:
La speranza nasce dall’esperienza della Parola di Dio,
vivendo in modo pratico e reale il Suo amore gli uni agli altri.
Questa meditazione è stato fatta al meglio della mia conoscenza attuale della Parola di Dio, perciò può essere soggetta a modifiche.
« INVITO INVITO »
A tutti i credenti che hanno il desiderio di conoscere il modello della:
«Chiesa originale di Yeshùa il Messia, nata a Gerusalemme»
vista dallo studio su: «Atti 2:41-47» consultatelo insieme agli approfondimenti, informatevi, fate domande direttamente sulle pagine stesse del sito, chiedete, commentate, sarà un conoscersi passo→ passo→ verso la vera Chiesa, aspettiamo il vostro contributo.
«inviateci una e-mail ed entrate in contatto con noi»
Che la grazia del Signor nostro Yeshùa il Messia (Gesù Cristo) sia con tutti noi.
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