Luca 13:23-28
Or un tale gli chiese: «Signore, sono pochi coloro che si salvano?».
Egli disse loro:
24) «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché vi dico che molti cercheranno di entrare e non potranno.
25) Una volta che il padrone di casa si è alzato ed ha chiuso la porta, voi allora, stando di fuori, comincerete a bussare alla porta dicendo: Signore, Signore, aprici ma egli, rispondendo, vi dirà:
«Io non so da dove venite».
26) Allora comincerete a dire:
«Noi abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza, e tu hai insegnato nelle nostre piazze».
27) Ma egli dirà: «Io vi dico che non so da dove venite, via da me voi tutti operatori d’iniquità».
28) Lì sarà pianto e stridor di denti, quando vedrete Abrahamo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, mentre voi ne sarete cacciati fuori.
La sicurezza è legata al fatto di conoscere con certezza dove stiamo andando.
Nel messaggio si focalizza sul fatto che Cristo ci appare, quindi se lo vediamo, non ci sono dubbi sul fatto di essere alla sua presenza e di essere nel cammino corretto.
Ma questa è una condizione che non vivo e passo il grosso della vita ad “aggiungere un giorno all’altro” facendo ciò che “si deve fare” secondo la mia cultura e secondo quanto a me pare giusto, ma quasi sempre senza avere conferma da parte di Dio.
Forse questo è solo un problema di superbia, di credere che posso fare come credo e non riconoscere che invece il Signore ha pensieri differenti.
O forse credo di poter rimandare all’infinito il cambiamento quando invece in realtà il tempo stringe.
Il mio affaccendarmi mi porta a non porre la mente a cosa sto veramente facendo e a non vedere la mia posizione sbagliata davanti a Dio. Voglio citare adesso l’esempio secondo me più clamoroso di apertura degli occhi e di comprensione della propria condizione ovvero quello del malfattore ucciso accanto al Signore.
Luca 23:41-43
Noi in realtà siamo giustamente condannati, perché riceviamo la dovuta pena dei nostri misfatti, ma costui non ha commesso alcun male». 42 Poi disse a Gesù: «Signore, ricordati di me quando verrai nel tuo regno». 43 Allora Gesù gli disse: «In verità ti dico: oggi tu sarai con me in paradiso».
Egli è stato guidato al pentimento tramite la prova, come scritto nel messaggio, alla fine della sua vita ha aperto gli occhi e ha riconosciuto quale fosse la sua posizione.
Per molti versi questo personaggio non deve essere un esempio e credo che, in generale, prima si cambia meglio è, tuttavia l’atteggiamento di riconoscersi peccatore e di non incolpare gli altri della propria condizione si mostra in quel caso come risolutivo. Riconoscere il mio peccato e la mia mancanza di coerenza rispetto alla Parola sono la giusta base di partenza, perché mi sto ponendo nella condizione di poter cambiare.
Devo però essere consapevole che il cambiamento nei fatti e non nelle parole fa la differenza.
Pace a tutti, come è citato in Isaia 29:13, così mi sono chiesto ma quante parole pronuncia la mia bocca;quante volte ho detto a me stesso, da adesso volto pagina, desidero fare la volontà di DIO, e così via dicendo tanti altri discorsi si sono arditamente associati, anche con entusiasmo, molto convincente a me stesso; ad un certo punto mi sono chiesto!
Ma guarda com’è bello quest’albero ricoperto di foglie, desidero mangiarne un bel frutto,così cercando tra le foglie sono rimasto sbalordito, perché non ne ho trovato.
La capacità di circondarmi di buone intenzioni mi allontana dalla volontà di compiere delle buone azioni, quelle di DIO.
Per me è una buona riflessione comprendere che la bocca deve essere sempre prima di tutto saldata con il cuore, quello di DIO.
Shalom.
Fratelli e sorelle in Cristo Shalom.
Geremia 29:12 “Voi mi INVOCHERETE incessantemente”,
Geremia 33:3 “ INVOCAMI ed io ti esaudirò”,
Gioele 2:32 “E avverrà che chiunque INVOCHERA’ il nome di YHWH-YESHUA sarà salvato”.
In questi tre versetti sono riportati dei verbi che derivano dalla parola invocare e per di più in uno con un avverbio rafforzativo: INCESSANTEMENTE.
L’enciclopedia Treccani definisce così il verbo invocare: chiamare con tono di preghiera, o con fervore d’affetto, di venerazione, di fede e simili, soprattutto per avere ASSISTENZA, AIUTO, CONFORTO.
Allora mi sono domandato: ma dove sono gli intercessori, che fine hanno fatto?
Le chiese e gli uomini hanno veramente smarrito la strada ed hanno dimenticato quale sia il proprio ruolo.
Il nostro SIGNORE viene chiamato YHWH TSEVAOTH e quando appare a Gedeone gli dice: «YHWH è con te, o guerriero valoroso!».
Carissimi in CRISTO tutto passa di lì.
Purtroppo sono costretto a vedere nelle chiese stanchezza, delusione, incredulità ed ormai prevale la certezza dell’impotenza ad intervenire.
Bisogna ribellarsi a questi pensieri che non provengono da DIO.
Noi siamo chiamati ad una continua, costante ed incessante INTERCESSIONE.
YESHUA-YHWH in Luca 18:7 afferma: «Non vendicherà Dio i suoi eletti che GRIDANO a lui giorno e notte. Tarderà egli forse ad intervenire a loro favore?»
Questa è la fede che il SIGNORE vuole trovare sulla terra quando ritornerà.
Ritorniamo sui sentieri antichi, SVEGLIAMOCI e non ci facciamo sommergere dalle circostanze e dai pensieri sbagliati.