Luca 22:38-43
Sopra il suo capo, inoltre vi era una scritta,
in caratteri greci, latini ed ebraici:
«QUESTO È IL RE DEI GIUDEI»
39) Or uno dei malfattori appesi lo ingiuriava, dicendo:
«Se tu sei il Messia, salva te stesso e noi».
40) Ma l’altro, rispondendo, lo sgridava dicendo:
«Non hai neppure timore (fobêi) di Dio,
trovandoti sotto la medesima condanna?
41) Noi in realtà siamo giustamente condannati,
perché riceviamo la dovuta pena dei nostri misfatti,
ma costui non ha commesso alcun male».
42) E diceva: Yeshua ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
43) Yeshua disse: «In verità ti dico che oggi tu sarai con me in paradiso».
Salmo 111:10
Principio della Sapienza è il timor di Dio; buon senno dimostrano quanti lo praticano.
La Sua lode sussiste in eterno.
Spesso ci troviamo a discutere di come debba essere fatta la lode nella chiesa.
La lode e la musica sono probabilmente tra gli aspetti più in vista nella Chiesa e sono, a mio avviso, tra i più critici.
Questo versetto ci ribadisce un concetto fondamentale.
La Lode di Dio nasce dal timore ed è essa stessa timore di Dio.
Dobbiamo cantare con riverenza la magnificenza di Dio.
Cantare la sua grandezza.
Questo è l’atteggiamento che la lode dovrebbe avere nella Chiesa.
Non è affatto semplice perché potremmo scambiare il timore con la mestizia che non è affatto contemplata nella Parola di Dio e per contro non è nemmeno accettabile trasformare la lode nella Chiesa in un concerto.
Alla luce di questo dovremmo considerare la nostra lode, i testi di quello che cantiamo, come lo facciamo e come ci accostiamo a questo aspetto fondamentale della vita di fede.
Poi dobbiamo osservare come si parli della “Sua” lode, non la nostra o la Lode a Dio.
Da come è scritto parrebbe che non dobbiamo fare qualcosa verso Dio quanto piuttosto entrare in una dimensione che non è creata da noi quanto da Dio stesso, perché la Lode è, appunto, Sua.