Il cristiano, vivendo in, con e per Cristo,
va manifestando le caratteristiche proprie del frutto dello Spirito divino di cui l’autocontrollo è la base di tutto.
In greco: engratéia, formata da en e kratòs che vuol dire governo della propria vita, temperanza, capacità di moderare i propri desideri, impulsi ed istinti, piena padronanza di se stessi, autocontrollo.
L’autocontrollo non è solo l’ultimo baluardo prima di dire o fare qualcosa di sbagliato.
Non è solo l’ultimo argine prima del peccato.
È l’attitudine più ampia del controllare la nostra vita.
In questo senso è collegata al combattimento.
Ogni giorno dobbiamo decidere dove dirigere il nostro cammino.
Prendiamo decisioni da quando ci svegliamo fino a che non ci addormentiamo.
Un cristiano non lascia che la propria vita scorra, la disciplina e decide dove essa deve andare.
1^ Corinzi 9:25
Ora, chiunque compete nelle gare si auto-controlla in ogni cosa; e quei tali fanno ciò per ricevere una corona corruttibile, ma noi dobbiamo farlo per riceverne una incorruttibile.
Pace a tutti, questa mattina ho voglia di parlare dell’autocontrollo, voglio condividere e discutere con voi ciò che penso dell’autocontrollo per correggere la mia strabicità.
(Uno è strabico quando il cervello tende, ad escludere, o per meglio dire a sopprimere, le informazioni provenienti dall’occhio strabico perché creano confusione)
La molla che mi fa scattare l’autocontrollo (quando scatta) è il Timore, inteso come profondo rispetto che nasce dalla conoscenza, anche se minima della Parola.
In Giovanni 17-9 «Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu mi hai dati, perché sono tuoi….»
Giovanni 17-20 «non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola»
Giovanni 1-1 «Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio»
Si dice sempre che il combattimento non è contro gli uomini (Gesù è venuto per salvarci non per combatterci) ma contro i principati, potestà ……;
ma se non conosco bene il nemico, rischio di combattere contro un nemico in apparenza maligno che in realtà non lo è, e rischio di non combattere uno spirito per me benigno ma in realtà maligno.
Per combattere ci vuole un esercito forte, ben addestrato, la Parola ci dice che non importa il numero dei soldati, ciò che importa è l’ordine e la disciplina, in un esercito ognuno ricopre il proprio incarico al meglio.
Da giovane ho fatto il militare, l’addestramento era quotidiano, si marciava, si sparava, si facevano assalti, reclute e veterani insieme, ci muovevamo sempre come un unico corpo.
Anche la sera quando andavamo in libera uscita eravamo insieme.
Ancora oggi porto con me amicizie nate in quei giorni.
Alessandro